Quando iniziai a svolgere la mia professione di psicoterapeuta, sapevo ancora poco riguardo alla meditazione. Praticavo Hata Yoga, e solo dopo incontrai il Kundalini Yoga, e con esso la meditazione. Incuriosita, leggevo testi di psicologi che avevano per anni cercato di misurare l’impatto della meditazione sulla partica clinica, e approfondivo gli scritti di colui che portò il kundalini in Occidente Harbhajan Singh Puri. Iniziai poi a frequentare il corso per diventare insegnante di Kundalini Yoga e a praticare quotidianamente la meditazione. Rivedendo il mio percorso, che prosegue con diverse e meravigliose sfumature, posso oggi affermare che la meditazione ha una reale funzione di salvaguardia e cura della vita psicofisica.

Innanzitutto è utile dire che esistono diversi tipi di meditazione; in parte variano a seconda della sfera di consapevolezza su cui lavorano: la meditazione taoista è volta inizialmente allo sviluppo di consapevolezza del corpo energetico, lavorando sul chi, energia vitale; la meditazione buddista lavora sulla consapevolezza sia fisica che mentale, mentre quella che ha dato origine allo yoga, detta tantrica, promuove la consapevolezza della sfera spirituale.

Ognuna di esse lavora comunque sempre su tutte le dimensioni; varia la scelta iniziale, ma il lavoro finale è lo stesso: il raggiungimento della consapevolezza di sé, dell’autorealizzazione (Samadhi nel Kundalini yoga).

Ma andiamo con ordine: meditare non significa solamente stare a sedere nella posizione del loto, lasciando la mente vagare. Poco tempo fa alcuni ricercatori della Norwegian University of Science and Technology, hanno condotto uno studio rispetto agli effetti della meditazione sul cervello. Hanno raggruppato le tecniche di meditazione in due tipologie, concentrativa, in cui l’attenzione viene posta dal meditante sul respiro o pensieri specifici per evitare altri pensieri, e analitica, in cui ci si focalizza sempre sul respiro, ma con la mente libera. La risonanza magnetica cerebrale cui sono stati sottoposti i meditanti sia in condizioni di riposo, sia durante la pratica di una meditazione o dell’altra, ha evidenziato che le tecniche di meditazione analitica attivano la parte del cervello che si occupa di rielaborare i pensieri e i sentimenti, molto più del riposo; in questo tipo di meditazione si apre una sorta di spazio in cui i ricordi e le emozioni possono essere processate ed elaborate.

La mente genera migliaia di pensieri al secondo, e della maggior parte di questi non ne siamo consapevoli; sono pensieri che si accumulano nel subconscio e, quando questo è colmo, si spostano nell’inconscio, cominciando a governare e influenzare la mente conscia senza il nostro controllo. Ne risultano quindi influenzate le nostre emozioni, i nostri sentimenti, desideri, guidandoci nel prendere decisioni, determinando la qualità della nostra vita. La mente si proietta costantemente sul futuro senza smettere mai di chiacchierare. Quando questo succede si rischia un forte stato di stress: si è completamente immersi all’interno delle situazioni, si perde la percezione del fluire del proprio corpo e la consapevolezza e pienezza di ciò che si vive quotidianamente; lo spazio viene lasciato alla frenesia, alle paure e preoccupazioni, alla mentalità nevrotica.

“Una persona che ha a pazienza di permettere alla mente di passare attraverso le sue buffonate, pur rimanendo saldamente piantata, sperimenterà qualcosa. Quel ‘qualcosa’ è diverso per ogni individuo, ma sarà, in un modo o nell’altro, un risveglio del Sé” Shakti Parwha Kaur

Quando la mente è completamente occupata dai pensieri non c’è una reale connessione con se stessi e non si è nella consapevolezza del momento presente; si è preda delle situazioni, che prendono il sopravvento, e delle emozioni che faticosamente si riescono a gestire. Ogni individuo sa che significa sentire la necessità di “alleggerire” e “fare pulizia”!

La meditazione è una tecnica che “pulisce” il subconscio, favorendo il benessere a tutti i livelli; vari studi lo confermano. In un articolo pubblicato su Evidence-Based Complementary and Alternative Medicine i risultati di una ricerca svoltasi in Australia su 350 persone per valutare gli effetti della meditazione, hanno evidenziato una salute migliore del 10% in coloro che praticavano la meditazione da almeno due anni rispetto a chi non la praticava. La tecnica meditativa qui presa in esame è quella del “silenzio mentale”.

Cosa si intende per “silenzio mentale”? Nel Kundalini yoga si parla di stato di zero (Shuniaa), raggiunto quando non c’è più identificazione con la mente. La nostra mente genera pensieri (nel Kundalini si dice 2000 pensieri ogni battito di ciglia!), che a loro volta, generano emozioni e sentimenti di cui non siamo consapevoli, creando “spazzatura” che riempie il subconscio, e trasformandosi spesso in stress e nevrosi. La meditazione ci porta ad uno stato in cui possiamo decidere se attaccarci a questi pensieri ed emozioni, oppure lasciarli andare come un “semplice” rumore di fondo. Se ci attacchiamo al pensiero, esso cresce e diventa un desiderio, che si trasforma in azione: diventiamo coì schiavi dei nostri pensieri e delle nostre abitudini che si creano proprio da schemi mentali. La mente inizia così a dettare regole in modo incondizionato e incontrollato. Attraverso la meditazione si può imparare a dare regole alla mente e a non essere schiavi di essa; meditando si può rompere il ciclo del pensiero, modificando le abitudini, e imparando al contempo a gestire le emozioni. Non è forse vero che siamo noi, e noi solo, artefici dei nostri pensieri?

Nello stato di zero impariamo ad osservare tutti questi pensieri, e il nostro stesso Ego; ci distanziamo da esso portando il nostro stato emotivo a calma profonda e chiarezza. Impareremo così ad agire, nel rispetto del nostro Sé più profondo, piuttosto che a Reagire, in preda a sentimenti e pensieri incontrollati .

La meditazione è un processo molto privato e personale; è un processo di svuotamento del subconscio che comporta un “lavoro duro”, e che richiede impegno costante. Il risultato è sempre quello di una maggiore chiarezza e consapevolezza.

Nel kundalini yoga sono state date da Yogi Bhajan numerose meditazioni, ognuna delle quali va a lavorare in modo specifico: ci sono meditazioni per le nevrosi, meditazioni per la gestione dello stress, per rompere il ciclo dei pensieri, per aumentare l’energia. Le tecniche meditative sono da sempre un vero supporto a chiunque voglia seguire un percorso di consapevolezza, e ritrovare un benessere profondo; ragione per cui ad oggi la meditazione viene portata all’interno di ambiti sanitari, scolastici, così come nel setting psicoterapico, con evidenze scientifiche a supporto sempre più mirate.

“La preghiera è quando la mente è focalizzata, e l’uomo parla con l’Infinito. La meditazione è quando la mente diventa completamente pulita e ricettiva, e l’Infinito parla con l’uomo.” Yogi Bhajan