Quando ero piccina mi dicevano di tenere “la pancia in dentro e il petto in fuori”; essere “educate e belle” implicava avere la schiena perfettamente dritta e la pancia piatta. La pratica poi per tanti anni di danza contemporanea mi aveva portato ad adottare una postura che poteva sì apparire aggraziata, ma anche molto rigida. Questa rigidità era mantenuta dal tipo di respirazione che avevo adottato, conosciuta oggi anche come respirazione paradosso: durante l’inspirazione l’addome viene contratto verso l’interno, mentre con l’espirazione l’addome viene rilasciato all’esterno. La maggior parte di noi respira in questo modo, e il termine “paradosso” ha la sua spiegazione nel fatto che quando inspiriamo noi portiamo dentro aria, avendo quindi necessità di ampliare la nostra parete toracica e il nostro addome per accoglierla; al contrario con l’espirazione noi facciamo uscire aria dal nostro corpo, il torace e il nostro addome si sgonfiano per permettere all’aria di uscire. Più la nostra espirazione è completa, più abbiamo la possibilità di inspirare aria pulita senza sforzi. Tutto ciò l’ho imparato quando ho iniziato a praticare yoga, prima hata, poi kundalini di cui sono divenuta insegnante certificata. La pratica del kundalini yoga, conosciuto come yoga della consapevolezza, mi ha aiutato ad osservare, percepire e modificare sempre di più la mia respirazione, causa anche di quella che percepivo come rigidità sia ad un livello fisico (si manifestava con dolori alla schiena o alle ginocchia) che mentale (preoccupazioni spesso eccessive). La nostra mente infatti funziona in base al nostro respiro; imparare a conoscere il nostro respiro ci permette di acquisire il controllo sia sul piano fisico che sul piano mentale. In questo senso lavora il kundalini yoga; meravigliosa tecnologia alla portata di tutti che combina sequenze di movimenti con concentrazione, tecniche meditative, canto di mantra, alla cui base sta la respirazione che ne guida il flusso.

Noi nasciamo con un ritmo personale di respiro che viene modificato durante la crescita da abitudini errate, stress e ansia.

Osserviamo un bambino appena nato o di pochi mesi: come respira? Il torace si alza e si abbassa in modo fluido, armonico.

Questo è ciò che rischiamo di perdere crescendo in mezzo al vortice della vita senza fermarci a dare spazio a quella che è la nostra parte più vera, più profonda, e che possiamo ritrovare e integrare grazie proprio alla nostra respirazione. Stiamo parlando di consapevolezza, della necessità di riappropriarci della nostra vera identità, del nostro nucleo più reale e profondo, e con esso agire in modo consapevole in ogni momento della nostra vita piuttosto che mettere il pilota automatico e lasciare scorrere la vita in una serie di veloci respirazioni e attimi mancati.

Nel kundalini yoga si dice che ogni individuo quando nasce porta in dote un certo numero di respiri; dall’utilizzo che ne facciamo dipende non solo la durata della nostra vita, ma anche la qualità. Più i nostri respiri sono corti e veloci, meno viviamo, ma anche in modo più frenetico, spesso ansiogeno: la qualità del nostro respiro determina in gran parte la qualità della nostra vita, ma anche la qualità della nostra vita si riflette nel modo in cui respiriamo.

Alexander Lowen diceva che “il respiro è il nostro diritto di nascita”, ma quanti sono a conoscenza di possedere questo “diritto”? La prima cosa da fare è quella di prendersi un impegno con se stessi riconoscendosi questo diritto, e fermarsi ad osservare, anche solo un minuto, il proprio respiro. Se manca il tempo per farlo dove finisce il proprio diritto ad esistere? Come si fa a percepire se stessi come individui consapevolmente agenti della/nella propria vita ?

La consapevolezza implica integrazione: lo stesso termine Yoga vuol dire unione. “Sono a pezzi”, “Non mi riconosco più”, “Non ho tempo nemmeno di respirare”: quando non c’è integrazione tutto ciò che succede a livello fisico, cognitivo ed emotivo va ad alterare in modo automatico il processo di respirazione e le reali necessità di ossigenazione non vengono soddisfatte. Ne derivano sensazioni negative accompagnate spesso da tensioni muscolari; c’è un calo di concentrazione, maggiore nervosismo, più stanchezza fisica e mentale. Tutto il corpo sta subendo modificazioni: composizione chimica, pressione del sangue, ecc…, alterazioni continue della nostra normale funzionalità che col tempo logorano corpo, mente e spirito.

Porre attenzione al proprio processo di respirazione aiuta a percepire il proprio corpo, la postura, i movimenti; tutto il nostro essere viene percepito in una nuova, seppur conosciuta dimensione: noi stessi. Al contempo una respirazione consapevole e profonda aiuta a migliorare il sistema metabolico ed endocrino, e così la funzionalità di tutti i nostri organi interni e del nostro sistema nervoso.

Sollecitando quindi i lettori a fermarsi almeno due minuti per osservare il proprio respiro, vorrei terminare riportando ciò che dicono i testi yogici a proposito del ritmo del respiro. Nello yoga si ritiene che la respirazione naturale di un individuo debba essere di 15 respiri al minuto; più la respirazione diviene lenta e profonda, più le ghiandole endocrine funzionano al meglio: con 8 respiri al minuto l’ipofisi inizia a funzionare bene (ipofisi, o ghiandola pituitaria, controlla, attraverso la secrezione di ormoni, l’attività endocrina e metabolica). Con 4 respiri al minuto si può avere un’esperienza di maggior equilibrio e benessere perché si attiva anche l’epifisi (ghiandola pineale, che regola alcune funzioni metaboliche e circolatorie. Cartesio riteneva fosse il punto privilegiato dove mente (res cogitans) e corpo (res extensa) interagiscono). Per esprimere al meglio tutte le potenzialità dell’essere umano secondo i saggi dovremmo respirare 1 volta al minuto! Questa è una pratica conosciuta nel kundalini come “One minute breath”, possibile con un apprendimento graduale e sotto la guida di un insegnante esperto.

Al momento un piccolo consiglio:

  • fermatevi qualunque cosa stiate facendo
  • mettete una mano sopra l’addome
  • ascoltate il vostro respiro senza modificarlo

Non giudicate e non valutate ciò che succede!

Questo è il primo passo verso la consapevolezza!